c o l l a n a     s t o r i a   e   f o l k l o r e
Francesco Perrotta, Marcella Campanelli, Gregorio Crisci, Aldo e Domenico Guida, Pasquale Onorati
pg 477 – formato 16 x 24 L’Autore, don Francesco Perrotta, ci parla della chiesa parrocchiale di San Nicola Magno di Santa Maria a Vico. È una poderosa opera che tratta delle vicende storiche della chiesa di San Nicola, presentando anche documenti archivistici. Si parte dalle prime notizie per arrivare ai nostri giorni. Il lavoro riscuote presenta anche interventi di Marcella Campanelli, Gregorio Crisci, Aldo Guida, Domenico Guida e Pasquale Onorati. Cappellanie, arte ed artisti, epigrafi e stemmi beni e pesi, cronotassi dei parroci, la biblioteca, i toponimi, le feste e le tradizioni popolari sono le parti importanti di un libro che è frutto di una ricerca continua, appassionata ed appassionante.
Maria Perrotta
vol. I
vol. II Maria Perrotta ha voluto dedicare un vero e proprio atto d’amore alla sua terra: la Valle di Suessola (Arienzo, Cervino, San Felice a Cancello e Santa Maria a Vico), volendo sistemare tutto il bagaglio della cultura tradizionale in modo da poterlo donare e tramandare alle future generazioni. Il patrimonio tradizionale da alcuni decenni è in serio pericolo di estinzione a causa dell’incessante mondializzazione che sta cancellando forme di vita e di cultura di ogni comunità. Il lavoro dell’Autrice si inquadra, pertanto, proprio nell’ottica di una migliore e maggiore conoscenza della cultura locale, in modo che così possa scaturire una vera e propria valorizzazione. Non si tratta di rifugiarsi nel campanilismo, ma di riappropriarci della propria identità, personale e comunitaria, della propria storia, della propria cultura. In un mondo che si atomizza e si deresponsabilizza il patrimonio culturale tradizionale è l’unico luogo fisico per poter avere un percorso di vita che al pronome individuale e separante dell’io faccia usare quello collettivo ed accomunante del noi. Nel I vol. l’Autrice tratta della gravidanza, nascita, infanzia, filastrocche, cunti, aneddoti, racconti popolari, scioglilingua, educazione familiare, scuola giochi e conte. Nel II vol. l’Autrice tratta del fidanzamento, matrimonio, lavori nei campi, tempo libero, panificazione e bucato, soprannomi, preghiere, indovinelli, alimentazione, medicina popolare, credenze, pratiche magiche, superstizione, vecchiaia e morte, proverbi, detti popolari, Carnevale e Quaresima.
Giulio Di Lorenzo
pg 128 – formato 16 x 24 L’Autore descrive fatti ed uomini che hanno caratterizzato il brigantaggio morronese e delle zone limitrofe. La sua è una ricerca storica che si basa esclusivamente sulle fonti archivistiche, affinché del brigantaggio, quale importante fenomeno storico, si possa avere una piena e completa conoscenza politica, sociale e culturale. Con i documenti alla mano l’Autore evidenzia il vasto consenso popolare del brigantaggio, che trovava proseliti in tutti gli strati sociali, perché da un lato si poneva a difesa di un mondo, quello del Regno delle Due Sicilie, oramai sconfitto e dall’altro rivendicava i diritti sulle terre per la realizzazione di una concreta equità sociale.
a cura di Giuseppe Vozza
pg 187 e pg 14 di fotografie e spartiti musicali – formato 16 x 24 Il tortano negli ultimi decenni ha assunto sempre più una notevole importanza all’interno delle feste patronali di tutta la fascia pedemontana e montana del territorio comunale di Caserta. Ma, come tutte le tradizioni, di esso si sa ben poco o la sua memoria si è persa, proprio in virtù del fatto che molti simboli gradualmente hanno perso il proprio significato originario. Proprio per recuperare il significato simbolico del tortano (si pensi alla sua forma del cerchio) si è proceduto ad un excursus storico e nello stesso tempo al recupero della valenza simbolica nel mondo pagano ed in quello biblico, cercando di dare spiegazioni alle diverse stratificazioni culturali. Il tortano è, quindi, uno dei tanti elementi che meglio sostanziano la religiosità popolare e, nel contempo, uno degli elementi che maggiormente esplicita il legame di noi uomini d’oggi con tutto un retaggio storico-culturale che affonda le sue radici nella notte dei tempi. Le fotografie sono di Domenico Brignola. Gli spartiti musicali sono del Maestro Domenico Gazzillo.
Antonio Martone
pg 223 – formato 16 x 24 Sulla base di fonti archivistiche inedite, si traccia un quadro della società pignatarese nella prima metà del ‘600. L’opera si compone di tre sezioni: la prima costituisce lo sfondo civile e religioso alle vicende locali; la seconda tratta di vari istituti quali l’Hospitale, il Maritaggio, il Sinodo, oltre che di episodi di concubinato, di violenza e di saccheggio; la terza infine affronta il tema delle vicende amministrative del Casale, la vita religiosa e i vari problemi della vita umana dalla nascita alla morte.
Giulio Di Lorenzo
pg 96 – formato 16 x 24 Giulio Di Lorenzo con un'appassionata e minuziosa ricerca ricorda tutti quei soldati di Valle di Maddaloni che partirono dal proprio paese per affrontare a viso aperto il nemico sacrificando la propria vita pur di rendere grande la Nazione. L’autore ricostruisce tutte le vicende della Prima Guerra Mondiale. Parte dall’uccisione dell’arciduca d’Austria e continua con le ripetute dichiarazioni di guerra da parte di vari Stati, fino al punto in cui anche l’Italia dichiara la partecipazione al conflitto. Successivamente l’autore scrive dell’evento bellico anno dopo anno, evidenziando i fatti rilevanti sia per tutti gli Stati interessati alla guerra e sia per la politica militare italiana. Dopo questa accurata ricostruzione, l’autore presenta le schede di trentasei cittadini di Valle di Maddaloni che parteciparono al conflitto. Per la gran parte i soldati sono d’origine contadina ed hanno un’età variabile tra i circa quaranta ed i diciotto anni. Molti di loro addirittura muoiono dopo la fine del conflitto. E’ la riprova del notevole contributo di sangue delle genti del Sud alla “grande guerra”. Con questa ricerca Di Lorenzo spera che le nuove generazioni approfondiscano la conoscenza della storia patria e provvedano a custodire il patrimonio storico-culturale di Valle.
Michele Sisto
pg 80 – formato 17 x 24 Michele Sisto omaggia il suo paese con un lavoro di ricerca sulla tracciatura del solco, che rappresenta il bene culturale immateriale per eccellenza di Sturno, provincia di Avellino, unitamente al culto per San Michele. ”Lo Surco” costituisce un elemento fondativo dell’identità sturnese, la quale risulta fortemente caratterizzata dalla devozione a S. Michele, sempre in bilico tra credenze e fede, tra leggenda e storia. La storia, appunto, quella del nostro borgo, la quale, come accade spesso nei paesini del Sud, è intimamente intrecciata a vicende miracolose, a eventi religiosi, a fenomeni sospesi tra la realtà e la magia. Il ritrovamento della statua lignea, l’edificazione della Chiesa, la costruzione delle prime case intorno al tempio, la formazione dei casali: sono le tappe fondamentali della storia di Sturno. La nostra origine, quindi, è nel culto del Santo…
Giuseppe Vozza
pg 112 – formato 16 x 24 A Giuseppe Vozza tratta dell’antichissimo rito della tracciatura del solco. A Castel Morrone (provincia di Caserta) l’8 settembre è tutto un pullulare di squadre di contadini intenti nel tracciare solchi, dritti e lunghi, superando alberi, valloni, torrenti, case, strade, da offrire alla Madonna del Castello, che ha preso il posto della dea Cerere. La tracciatura del solco avviene alla fine dell’annata agraria per ringraziare la divinità del raccolto fino a quel momento ottenuto e per propiziarsene i favori per la prossima annata. La ricerca ha evidenziato come anche altri paesi hanno la tradizione del solco: come Castelfranco in Miscano ed in genere vari paesi del Fortore nel beneventano, Sturno nell’avellinese, Valentano in provincia di Viterbo, Rocca di Mezzo nell’aquilano, Guardiagrele in provincia di Chieti. Sono oltre venti i comuni presi in esame. Le date coincidono un po’ tutte, solo nel beneventano si tracciano l’ultimo sabato di aprile. I solchi sono dedicati alla Madonna, solo a Sturno sono dedicati a San Michele. Ma le comparazioni non sono circoscritte all’Italia, Vozza rileva come il solco venga tracciato anche in altre regioni europee ed asiatiche. Del solco scrivono Jacopo Sannazzaro nell’”Arcadia” e Gabriele d’Annunzio ne “La figlia di Iorio”. Ovviamente sono tanti i richiami alla letteratura latina, in considerazione dei legami che Vozza trova con il mondo etrusco e romano. La ricerca antropologica di Vozza, dunque, se da un lato riannoda i fili con la tradizione, dall’altro può servire da premessa per divulgare, tutelare e valorizzare un rito particolare. E ciò non è poco in un periodo di incessante globalizzazione. Il disegno della copertina e quelli all’interno del libro sono del pittore morronese Giovanni Tariello.
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